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    Torino, 22-06-2020

    INTERVISTA – Affaire M5S – Venezuela: seguire la pista del petrolio

    Con Michele Marsiglia, Presidente di FederPetroli Italia, seguiamo la pista del petrolio nella vicenda dei 3,5 milioni da Maduro a Casaleggio. “Gli attacchi arrivano, specialmente quando il piatto d’argento viene servito vuoto”

    L’inizio della settimana è stato scosso dall’uscita di un reportage decisamente imbarazzante per il Movimento 5 Stelle sul terzo quotidiano nazionale spagnolo, ‘ABC’, testata monarchica conservatrice particolarmente attenta alle vicende venezuelane. ‘El chavismo financió el Movimiento 5 Estrellas que hoy gobierna en Italia’, ha titolato la testata. Servizio a firma del rispettato giornalista freelance Marcos Garcia Rey, membro dell’International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ), ovvero una firma che è decisamente difficile accusarla di superficialità, faciloneria, difficile non credergli quando assicura di aver fatto tutte le verifiche che in inchieste così ‘calde’ e difficili si devono compiere.

    Secondo il servizio di Rey, nel 2010, l‘allora Presidente venezuelano Hugo Chavezavrebbe fatto inviare, in accordo con il suo Ministro degli Esteri Nicolas Maduro -oggi Presidente- una valigia contenente 3,5 milioni di euro al consolato venezuelano a Milano con lo scopo di finanziare in nero il Movimento 5 Stelle. Il console della legazione diplomatica venezuelana a Milano, Gian Carlo di Martinoavrebbe svolto un ruolo da intermediarioprima che il destinatario finaleGianroberto Casaleggioricevesse il denaro in contanti.

    I diretti interessati hanno negatoDavide Casaleggio ha oltre che negato querelato, la Procura di Milano ha inviato una inchiesta. Ora è il tempo dell’attesa.

    Secondo alcuni osservatori latinoamericani da noi interpellati, posto l’abitudine politica di Maduro a finanziare movimenti e partiti antisistema, è difficile credere che abbia deciso di finanziare l’allora neonato movimento di Beppe Grilloe Gianroberto Casaleggio, non ci sarebbero tracce, neanche sul posto, che riconducano a Casaleggio e Maduro, fosse pure per interposta persona.
    Un solo elemento potrebbe, in via del tutto teorica,tenere insieme l’Italia del M5S e il Venezuela di Maduro, questo elemento è il petrolio.
    Come ha scritto Valter Vecellio, uomo che la politica italiana la conosce molto bene, «Il petrolio(che solo dieci anni fa era infinitamente più prezioso di quanto lo sia ora) ha condizionato una quantità di scelte politiche del nostro Paese», e «non si deve escludere qualcosa solo perché non appare logico», «perché qualcuno a Caracas non può aver pensato di giocare anche questa carta? Chi lo può escludere davvero?». Spetterà alla Magistratura dare una risposta.

    Volendo ragionarci sopra una pista interessante da seguire, come abbiamo fatto andando a sentire un giornalista che ha scelto di vivere in Venezuela, Bruno Sgarzini, argentino a Caracas da anni, abbiamo seguito la pista del petrolio.
    Uno che il petrolio lo conosce molto bene, è Michele Marsiglia, Presidente di FederPetroli Italia e nostro opinionista. Abbiamo ‘inseguito’ il petrolio del Venezuela sul versante italiano con Marsiglia, dunque.

    Presidente, nel 2010, il Venezuela, dal punto di vista economico e nell’ottica petrolifera, come stava messo?

    Come Paese dell’America Latina il Venezuela, grande produttore di petrolio e membro dell’Opec nonché di ultima presidenza negli anni, oltre a problematiche dal solo punto di vista politico (dipende da quali occhi viene osservato ovviamente!) non ha mai destato problemi, se non, come dicevo, nelle perplessità che viviamo in alcuni Paesi dove i Colpi di Stato o politiche diverse da quelleeEuropee, sono a volte la normalità.

    Quali interessi aveva al tempo Chavez per influenzare la politica italiana? magari anche trasversali, magari transati passando dalla Russia o altri attori internazionali

    Non penso che Ugo Chavez avesse interessi diretti per influenzare la politica italiana, forse il contrario, visto il gran numero di italiani che vivono e lavorano in Venezuela. Certo l’asse Russia, Cuba, Cina, Venezuela è sempre esistito e Chavez, negli ultimi anni di vita, più che puntare al consolidamento di una politica interna, ha fatto il copia/incolla di quello che Fidel Castro ha messo in atto a Cuba negli anni, rapporti esteri che potessero fare da ‘barriera’ di protezione al Paese, la Russia in primis, mantenendosi una salda partnership con l’Iran.

    Le compagnie petrolifere italiane al tempo cosa stavano facendo in Venezuela?

    Diverse sono le attività di sviluppo, sia industriale che commerciale, ci sono sempre state e si sono fermate solo in periodi dove si è ritenuto, a causa della situazione politica, rallentare o sospendere alcune attività. La compagnia petrolifera italiana ENI opera da diversi anni nel Paese, sia in giacimenti Onshore che Offshore. Anche la parte della Chimica è molto sviluppata in partnership con aziende italiane e venezuelane. Poi non dimentichiamo che la compagnia petrolifera venezuelana PDVSA ha le spalle molto solide a livello internazionale.

    E’ proprio di ieri la notizia che alcuni media hanno battuto portando in risalto crediti pregressi del Venezuela nei confronti di ENI, che sembrerebbe vengano compensati con dei carichi di greggio in partenza. Ma questo ovviamente sarà la Compagnia Petrolifera di San Donato a darne maggiori informazioni economiche in merito e conferme di quanto battuto dalla stampa.

    Ci poteva essere un interesse di Chavez a portare il mondo petrolifero italiano in Venezuela?

    Questo certamente. Se consideriamo che l’indotto petrolifero e dell’ingegneria energetica italiana è uno dei più importanti e sviluppati al mondo. E poi perché noi italiani non siamo più bravi a fare business ma siamo più ‘duttili e malleabili’, proprio come i metalli. Quindi, molti Paesi hanno interesse per l’Italia e particolarmente per gli italiani.

    Le risulta che in quegli anni ci siano state trattative tra il mondo petrolifero italiano e quello venezuelano?

    Come dicevo, normali operazioni di business, commerciali e industriali, assolutamente sì. Nella trasparenza di un mercato che se parlo ovviamente da italiano è interessante sotto il profilo dell’Oil & Gas, così come altri Paesi che con FederPetroli Italia abbiamo sempre tenuto in considerazione, nonostante situazioni politiche difficili. Molti Paesi dell’America Latina sono ricchi di olio e di gas, per noi sono mercati interessanti da tempo, se consideriamo che anche le parti bagnate dal mare sono consistenti per le attività Offshore.

    Veniamo all’oggi: vede qualche ‘manina’ interessata perchè proprio in questo momento ‘ABC‘ faccia uscire questo reportage?

    In questo caso parliamo di Politica, la più comune ed anche la più bella, a mio parere, molti direbbero la più sporca. Gli attacchi arrivano, specialmente quando il piatto d’argento viene servito vuoto e quindi per riempirlo si fa subito. Poi in questo modo non si fa mancare niente a nessuno, Salvini con la Russia, M5S con il Venezuela ed a noi ci lasciano la Nigeria, tutto calcolato nei minimi dettagli. Non si vede, ma sto sorridendo!!!

    Certamente però, dovesse rivelarsi vera e fondata la notizia, questa volta ci sarebbero un bel po’ di spiegazioni da dare. Seguiamo come tutti, i prossimi sviluppi.

    Eni e suoi competitori oggi in Venezuela?

    Non è un Paese che desta preoccupazione, anzi, ENI è solida con i propri investimenti garantita da accordi Istituzionali e del Governo di Caracas. Altre compagnie hanno i loro asset, non abbiamo mai visto corse di avarizia energetica come in Libia.

    Abbiamo commesso l’errore di non riconoscere Guaidó e ce la fanno pagare?Abbiamo commesso l’errore di giudicare troppe questioni come se a noi non riguardassero, come ovviamente, ripeto, stiamo facendo in Libia. Evidente la situazione vissuta circa un anno fa con Nicolàs Maduro e le sanzioni USA. L’Italia è brava a diventare subito l’‘Amante’ politica di qualcuno, ma le amanti, il più delle volte, sono quelle che si lasciano….per poi trovarne altre. Dovremmo essere più bravi politicamente a stare nelle nostre scarpe ed a camminare per le strade più comode, invece, così, come in Libia, in Egitto, in Venezuela ed in altre situazioni, riusciamo a diventare capro espiatorio delle decisioni e politiche internazionali, ovviamente quelle negative però.

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